Attività 1: Sopralluoghi a campione sulle aree minerarie  

In questa seconda fase si è proceduto ad effettuare i previsti sopralluoghi e le conseguenti schedature delle emergenze archeominerarie ancora visibili al suolo.
Al fine di una più efficace individuazione delle aree da sottoporre a verifica si è rivelata di particolare interesse la consultazione dei dati relativi alle richieste di concessione per la riattivazione di sfruttamenti minerari o per il recupero di scorie metallurgiche; allo scopo di inserire questi dati all’interno del progetto è stata predisposta una scheda apposita.

   

Per sintetizzare i dati ricavati dal vaglio di tale documentazione facciamo riferimento al grafico

(Sull’asse delle X è riportato il numero di concessioni minerarie che hanno per oggetto la ricerca di specifici minerali riportati in legenda; sull’asse delle Y i Comuni di Gavorrano, Massa Marittima, Montieri e Roccastrada.)
   

Per quanto attiene più specificamente ai sopralluoghi, ci si è concentrati sull’area di Serrabottini (Comune di Massa Marittima) e su alcuni contesti relativi al comune di Montieri.
Per quanto attiene al territorio massetano, l'indagine topografica preventiva condotta in tutta l’area e sui vicini poggi Lecceta e Salcerini  ha localizzato la presenza di numerose antiche escavazioni minerarie, in gran parte ormai occluse; quindici di esse, sopravvissute ai più recenti lavori di messa in sicurezza datati alla metà degli anni ’90, consentono tutt’oggi l’accesso al sottosuolo. Le tracce rinvenute sono una minima parte di quanto ancora visibile alla fine del XIX secolo, quando Lotti segnalava un numero di circa 200 pozzi ancora aperti fra Serrabottini e Poggio Montierino (Lotti B., 1893, p. 12).
I pozzi meglio conservati di Serrabottini sono di forma circolare, hanno un diametro variabile fra 2,5 e 3,5 metri, e spesso sono ancora fasciati da bozze di calcare; ormai risulta impossibile determinarne la profondità originaria, poiché gli accessi sono in parte ricolmati dallo smottamento di terreno e da tronchi, ma le descrizioni note in letteratura riferiscono di profondità variabili fra 40 ed 80 metri (Badii G., 1931, p. 463).
Per l’area sono inoltre disponibili dati provenienti da alcuni sopralluoghi effettuati in sotterraneo, che hanno evidenziato la presenza di coltivazioni relativamente semplici, costituite da pozzi verticali in taluni casi realizzati a distanza ravvicinata gli uni dagli altri, la cui profondità attualmente si attesta fra gli 11 ed i 20 m. Solo nel caso del pozzo ad imboccatura ellittica UT 168 la profondità tocca m 36. In un caso (UT 174) il sopralluogo ha evidenziato traccia di una possibile galleria oggi tamponata. La presenza delle imponenti discariche di Serrabottini potrebbe quindi essere imputabile ad una tipologia di lavoro in sotterraneo, determinata evidentemente sia dalle caratteristiche del giacimento che dalla qualità della roccia incassante, che rendeva necessario il trasporto all’esterno di tutto o della maggior parte del materiale estratto.

Al termine dei sopralluoghi effettuati sul territorio massetano e montierino possiamo ora contare su una banca dati di sicuro interesse per il progetto e, più in generale, per la conoscenza dei resti di carattere archeominerario di questa porzione del territorio delle Colline Metallifere grossetane

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Banca dati del progetto “Ar.chi.min.”; dettaglio delle UT rintracciate sul Poggio di Serrabottini

   

Montieri: restituzione delle evidenze archeominerarie censite su cartografia GIS