Attività 2:

Il sito Altini, un case study di un sito per la verifica sul campo dei risultati ottenuti

Per dettagliare meglio la ricerca effettuata e le potenzialità di questa metodica analitica in ambito archeo-minerario, abbiamo ritenuto utile selezionare una prima area campione dove testare l’attendibilità dei dati e la loro utilizzabilità incrociata in campo ambientale e storico-archeologico. Le condizioni del sito e la bibliografia raccolta hanno consentito di individuare la località di Podere Altini (Comune di Massa Marittima) come terreno ideale per uno studio pilota. Il sito di Podere Altini è stato infatti un importante luogo di estrazione mineraria in epoca moderno-contemporanea, ma molti indicatori raccolti inducono a valutarne un ruolo significativo anche in epoca pre-industriale; il sito è infatti posizionato ad una distanza relativamente breve dalle aree di lavorazione metallurgica della Rialla (l’antica fonderia del Comune di Massa Marittima, della quale non restano oggi che pochi accumuli di scorie, ma il cui posizionamento è ipotizzato sulla base della presenza di toponimi ed attestazioni di carattere archeologico) e di Marsiliana/Pian delle Gore, sito del quale si è accennato nelle pagine precedenti. Il sito di Podere Altini risponde insomma alle premesse metodologiche declinate dal progetto, e permette di verificare la praticabilità effettiva di sinergie di ricerca di ambito scientifico ed umanistico.

Si è dunque proceduto ad effettuare una serie di misurazioni sul campo, e di seguito sono riportate le cartine raffiguranti l’area studiata, con la localizzazione dei siti di campionamento (Figura 12), ed i valori di concentrazione di As ottenuti per ognuno di essi, e della dispersione dell’As in una rappresentazione bidimensionale (kriging) in cui l’intensità della concentrazione dell’inquinante va di pari passo con l’intensità della gradazione del colore marrone


 

Da questa prima raccolta di dati e tenendo conto delle informazioni già in nostro possesso, possiamo ipotizzare che le attività minerarie si siano sviluppate lungo la direttrice Sud-Nord che va dal sito Altini alle Sorgenti Renelle (per i toponimi si veda Figura 12), dove la presenza di un corso d’acqua rafforzerebbe l’idea dell’esistenza di strutture atte alla fusione del minerale (strutture murarie furono rinvenute nel corso degli scavi effettuati presso il Centro CARAPAX). Il minerale veniva estratto nei pressi dell’attuale casolare Altini e successivamente trasportato a valle nei dintorni del corso d’acqua denominato Venelle, dove erano situati gli impianti di trasformazione e fusione. In direzione opposta, a valle del sito d’estrazione sarebbe stato accumulato il terreno di riporto (“mine tail”) dovuto agli scavi minerari. Tale ipotesi trova conferma nei valori eccezionalmente elevati dei campioni n° 5 e 6 prelevati in quest’area, che sono difficilmente interpretabili, tenendo conto unicamente delle caratteristiche geologiche del territorio. L’osservazione della presenza nel sito di terreno con caratteristiche e granulometrie tipiche degli scarti di lavorazione mineraria rende tale ipotesi del tutto attendibile.
Le prime considerazioni che siamo in grado di trarre dall’analisi dei dati, analisi che tuttavia va considerata limitata rispetto al potenziale raccolto nel corso dei sopralluoghi, evidenziano che, attraverso lo studio della concentrazione di As, vi sono due zone ben definite connesse con la lavorazione mineraria. La prima è ubicata a nord del sito, nell’area dove presumibilmente veniva convogliato il minerale da lavorare. In questa zona, ricca di acqua (sorgente Venelle) indispensabile per la lavorazione, non venivano accumulati materiali di scarto. La seconda zona è invece rivolta a sud del sito, e veniva utilizzata come area di accumulo di materiali di scarto, che presumibilmente sono risultati anche i più ricchi in Arsenico.
Al contrario, le aree ad Est ed Ovest del sito, dove sono stati riscontrati i valori più bassi, sono rimaste coinvolte solo marginalmente dalle attività di lavorazione; ai fini di testare il valore diagnostico dello studio è particolarmente interessante analizzare l’area ad Ovest del sito, che da un punto di vista geologico è identica al poggio Altini. Ciò, fa presumere che l’origine dell’anomalia registrata sia del tutto indipendente da fattori naturali.
Di diversa e più difficile lettura è invece l’insieme dei riscontri sul Piombo. Infatti, dalle informazioni storiche acquisite, sembra che l’attività mineraria degli Altini fosse rivolta all’estrazione di Piombo e Argento; per questa ragione ci saremmo aspettati di  rintracciare la presenza di anomali quantitativi di Piombo. Al contrario, le concentrazioni del Piombo nei suoli e nei sedimenti sono pressoché normali rispetto alle concentrazioni medie dell’area, e spesso inferiori ai limiti di Legge (D.M., n° 471 del 25/10/1999). Quindi, a meno di difetti di campionamento e/o di analisi, è possibile ipotizzare che il sito fosse dedicato solo limitatamente all’estrazione di Argento. Alternativamente, ma con minore probabilità, si può immaginare che il minerale ricco di Piombo fosse in qualche modo facilmente separabile dal resto del materiale estratto.
Anche in questo studio effettuato nel territorio delle Colline Metallifere abbiamo ottenuto la conferma del comportamento del tutto peculiare dell’Arsenico una volta introdotto nell’ambiente attraverso meccanismi naturali o di origine antropica. Inoltre viene ulteriormente ribadito che le eventuali azioni antropiche effettuate su un determinato territorio e più in generale sull’Ambiente, se non valutate con la necessaria attenzione, possono ripercuotersi negativamente per periodi anche estremamente lunghi: a titolo di esempio, bisogna ricordare come la ricca falda acquifera delle Venelle (zona limitrofa al sito), sia attualmente contaminata da As, e quindi completamente indisponibile per uso civile e agricolo, fatto che rende inutilizzabile una delle possibili fonti di approvvigionamento della zona.
Per quanto riguarda gli altri elementi analizzati l’unico risultato rilevante è costituito da 33 ppm di Cadmio presenti nel campione n° 6. A tal proposito si nota una forte similitudine con l’andamento delle concentrazioni di As; infatti, a campioni con elevati valori di Arsenico sono associati valori di Cadmio relativamente elevati.

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